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Da BergamoPost, il settimanale che pensa al domani.
Venerdì 11 ottobre 2019

L'invenzione

È il simbolo più prezioso delle Penne Nere e custodirlo con cura è una necessità e un dovere. Due gusci di polietilene che si chiudono a incastro

Ecco a voi la custodia del cappello da alpino

Oscar Zanchi, ingegnere di Pedrengo, l'ha pensata e brevettata. Ora serve qualcuno che supporti la creazione degli stampi e la produzione

di Giambattista Gherardi

(ght) «Sul cappello che noi por­tiamo, c’è una lunga penna nera, che a noi serve da ban­diera … ». Le rime baciate di un celeberrimo canto dedicato agli Alpini ricordano a tutti (se mai ve ne fosse il bisogno) quanto il cappello sia inequivocabilmente il simbolo di chi in armi, o più semplicemente durante il servizio militare, è entrato a far parte della grande famiglia delle Penne Nere. Un simbolo da custodire gelosamente, spesso testimo­nianza degli anni di sacrifici di un congiunto ormai “andato avanti”. Già, ma come . custodire al meglio un sim­bolo tanto prezioso? E’ la do­manda che più di tutti si è posto Oscar Zanchi, 47 anni di Pedrengo, che negli ultimi anni ha lavorato a una spe­cifica custodia da destinare proprio al cappello degli Al­pini. Nulla di improvvisato, anzi: un vero e proprio bre­vetto (il numero 202016000053741 del 31 ot­tobre 2018) rilasciato dal Mi­nistero dello Sviluppo Economico. «Nel 1998 – racconta Oscar, prestavo servizio militare nel corpo degli Alpini (18° RAR Edolo) a Merano, quan­do avvertii la necessità di disporre di una custodia a protezione del mio cappello, utile nei trasferimenti oppure per conservarlo in camerata. Di norma, durante il servizio militare molti Alpini, oltre al cappello ufficiale ricevuto dall’Esercito, si munivano di un secondo cappello, in tutto simile, da utilizzare per il congedo e sul quale eventualmente appuntare ricordi di naja. In entrambi i casi, due oggetti che racchiudono valori ed esperienze di cui ciascuno è estremamente ge­loso e orgoglioso. Custodire con cura il cappello alpino è una necessità materiale, ma anche un dovere morale». Un concetto assolutamen­te condiviso, e ben sintetizzato dallo scrittore Giulio Bedeschi nel libro Il Segreto degli Alpini del 2004. «E im­possibile – scriveva l’autore di Centomila gavette di ghiaccio – spiegare appieno cosa si­gnifichi per gli alpini, quel loro cappello. Cosa sia è pre­sto detto: un copricapo di foggia piuttosto strana, al tempo stesso popolaresca e antica, con una cupola di panno infeltrito fornita di un’ala che le gira tutt’attorno, sul davanti abbassata verso gli occhi e all’indietro rialzata sulla nuca; e una penna in­fine, proterva e scanzonata, puntata dritta verso il cielo dal lato sinistro del cocuz­zolo. Ma cosa quel cappello significhi nessun alpino ve lo saprà mai dire per intero. Perchè, a spiegarlo, non si tratta di usar parole, ma la vita; si tratta della particolare maniera in cui si sono riempiti i giorni, le ore, i minuti della vita. E chi riesce, alla fine, a tirare le somme e spie­gare la vita?». L’idea di creare una cu­stodia specifica per il cap­pello matura per anni nella testa di Oscar, che nel 2016, forte della laurea in inge­gneria, sviluppa compiuta­mente il progetto e deposita la richiesta di brevetto. «Sono trascorsi più di due anni racconta – ed ero sinceramente scettico riguardo a un esito positivo, invece a ottobre 2018 è arrivata la conferma ufficiale dal Ministero». Dal dire (e dal brevettare) al fare il passo ovviamente non è stato breve e non è ancora del tutto compiuto. «Ho avviato una lunga ri­cerca per trovare qualcuno in grado di realizzare un prototipo con stampa 3D. La custodia è costituita da due gusci che si chiudono ad incastro, mentre il fodero che avvolge la penna ha la particolarità di poter ruotare per adattarsi alla posizione della stessa sul cappello. Nella parte inferiore è stata ricavata una fessura utile per age­volare il trasporto». Il primissimo prototipo (bianco) con dimensioni al vero studiate sul cappello di Oscar è stato realizzato con una stampante 3D di ultima generazione, mentre un se­condo p1ù evoluto (grigio) è frutto di un processo di sin­terizzazione, che lavora a caldo sulla materia prima. «L’idea è quella di produrre la custodia in polietilene trasparente: oltre a preservare il cappello degli alpini in congedo e perché no quelli in armi, potrebbe diventare uti­le anche nei musei, dove molti cappelli sono esposti senza alcuna protezione e quindi soggetti a deperimen­to». A rendere definitivamen­te disponibile la custodia per le centinaia di migliaia di Alpini di tutta Italia manca “solo” un tassello: qualcuno che condivida con Oscar l’idea e supporti la creazione degli stampi e l’industrializzazione del prodotto. «Rea­lizzata in serie – spiega – la custodia dovrebbe avere un prezzo assolutamente abbor­dabile. Sondaggi personali mi hanno confermato che sa­rebbe accolta con estremo favore da tante Penne Nere. Io sono a disposizione (335.8755945), credo possa essere davvero un’idea importante».

Da L'Eco di Bergamo
Sabato 1 Agosto 2020

La curiosità

L'ingegnere Oscar Zanchi:
«Ho sviluppato un'idea che mi venne durante il servizio militare»

Cappello da alpino Custodia brevettata made in Pedrengo

di Laura Arnoldi

«Prestavo servizio militare nel corpo degli Alpini a Merano quando mi è venuta l’idea di una custodia per il mio cappello, per proteggerlo durante i trasferimenti e per conservarlo in camerata»: da allora (era il 1998) sono passati diversi anni, ma Oscar Zanchi ha continuato a pensarci, sviluppando l’idea e depositando il brevetto nel 2016. «A dire il vero nemmeno io credevo potesse essere approvato e invece dopo ben due anni ho ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico l’attestato di Brevetto». Il 48enne ingegnere di Pedrengo puntava a presentare la sua invenzione in occasione dell’adunata nazionale a Rimini, e della sezionale a settembre, ma le manifestazioni sono state rimandate. Non il progetto, che è pronto per essere lanciato sul sito www.custodiacappelloalpino.it . La custodia è in policarbonato trasparente, resistente, adatta a cappelli di diversa misura, regolabile sulla penna, trasportabile.

«È la soluzione – sottolinea Zanchi – per proteggere il cappello, simbolo di ogni alpino, a cui si rimane legati per sempre. L’astuccio è facile da montare: in quindici semplici passaggi, illustrati nel manuale d’istruzioni fornito con il prodotto e scaricabile dal sito. Così si potrà dare al cappello una degna custodia evitando schiacciamenti, deformazioni e rischi per la penna». La custodia è costituita da un involucro inferiore che sorregge il cappello e ne mantiene la forma, e da un involucro superiore che lo avvolge e protegge adattandosi alla lunghezza e posizione della penna La custodia è sicura perché i due involucri si chiudono a scatto con tre ganci, due laterali e uno posteriore, per aprire la custodia è sufficiente tirare la linguetta del gancio. È trasparente, realizzata in materiale che non opacizza nel tempo e permette di vedere il cappello, con fregi. nappina e medaglie.

Su richiesta è possibile personalizzare la custodia stampando in rilievo un logo o stemma.

Una maniglia ergonomica ricavata nella parte inferiore permette il trasporto comodo e pratico. «Al momento – spiega Zanchi – è possibile effettuare la sola prenotazione, la produzione è stata interrotta causa Covid 19 e riprenderà al raggiungimento di un numero sufficiente di richieste. Risolti i problemi tecnici, il progetto è pronto a partire. Sono soddisfatto del risultato raggiunto e credo possa incontrare l’interesse degli alpini.

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